Castello di Lipari, luogo del carcere e dormitori dei confinati – Crediti: Nino Saltalamacchia, Centro Studi Eoliano
Su quest’isola? Un posto meraviglioso Laura, ma lontano da tutto…
Vivevano come nei campi di concentramento?
No, ma non era comunque facile. I confinati dovevano rispettare gli orari di rientro, non potevano frequentare luoghi di ritrovo e vivevano in condizioni precarie.
E nessuno è mai riuscito a fuggire?
In realtà, qui si concretizzò una fuga incredibile. Eludendo la sorveglianza dei carabinieri e della milizia fascista, il 27 luglio 1929 Francesco Fausto Nitti, Carlo Rosselli ed Emilio Lussu, tre dei più importanti antifascisti italiani, riuscirono a fuggire a bordo di un motoscafo giunto a raccoglierli grazie all’impegno di altri oppositori esuli a Parigi.
Gruppo di confinato nel 1927.
Crediti: Centro Studi Eoliano
Nel 1919 Benito Mussolini fonda a Milano i Fasci di combattimento. Appoggiato dai reduci della grande guerra e dai ceti medi, nel 1921 il movimento diventa Partito Nazionale Fascista.
Il 28 ottobre 1922 i fascisti marciano su Roma. Il re Vittorio Emanuele III non ostacola l’iniziativa, offrendo anzi a Mussolini l’incarico di formare un nuovo governo.
Il futuro duce pone così le basi della dittatura: limita le libertà politiche e sindacali; istituisce il Tribunale speciale e la polizia segreta; reprime violentemente gli oppositori, costretti al carcere, al confino o all’esilio, quando non fisicamente eliminati. Tra il 1923 e il 1926 perdono la vita per mano fascista don Giovanni Minzoni, l’onorevole Giacomo Matteotti, Piero Gobetti e Giovanni Amendola. Nel 1937 Antonio Gramsci muore dopo 11 anni di carcere; lo stesso anno, Carlo e Nello Rosselli sono assassinati in Francia.
Dall’inizio degli anni Trenta si forma una nuova generazione di antifascisti, pronti a lottare contro le dittature dilaganti in Europa. Ne sono esempio le varie migliaia di volontari delle brigate internazionali, di cui oltre 4.000 italiani, che si arruolano in difesa della Repubblica nella Guerra civile spagnola. Anche in Italia crescono i sintomi di malcontento verso il regime, pur senza comprometterne la stabilità.
L’elaborazione pubblica della memoria del fascismo in Italia è stata ed è tuttora complessa. Una difficoltà a fare i conti con il proprio passato che assume la forma di revisionismi strumentali; o, più semplicemente, di tentativi di edulcorare l’immagine del fascismo italiano, che si vorrebbe ridurre a un regime bonario e allo stereotipo degli italiani “brava gente”.
L’ascesa delle destre populiste e la perdita di centralità dell’antifascismo hanno favorito pericolose semplificazioni, appelli a un generale oblio del passato, tolleranza crescente verso l’uso di simboli e linguaggi del regime. Mentre ogni anno centinaia di nostalgici si recano ancora in pellegrinaggio a Predappio sulla tomba di Mussolini.
Molte testimonianze architettoniche fasciste segnano ancora il paesaggio italiano: monumenti, edifici pubblici, interi quartieri. Un patrimonio sul cui destino si discute: conservare, abbattere, reinterpretare… D’altro canto, i luoghi di reclusione, confino, tortura e assassinio degli oppositori, recuperati e resi fruibili, trasformati in musei e centri di interpretazione, costituiscono oggi un presidio fondamentale nella difesa della memoria e dei valori dell’antifascismo.
Luoghi di interesse
(Sarzana, Liguria)
(Milano, Lombardia)
(Bolzano, Trentino-Alto Adige)
(Fratta Polesine, Veneto)
(Predappio, Emilia-Romagna)
(Roma, Lazio)
(Aliano, Basilicata)
(Ghilarza, Sardegna)
(Ventotene, Lazio)
Consigli alla visione/lettura
Il conformista
Film
(Bernardo Bertolucci, 1970)
Tratto dal romanzo omonimo di Alberto Moravia (1951).
Antonio Gramsci
I giorni del carcere
Film
(Lino Del Fra, 1977)
Cronache di poveri amanti
Film
(Carlo Lizzani, 1954)
Tratto dal romanzo omonimo di Vasco Pratolini (1946).
M
Il figlio del secolo
Libro
(Antonio Scurati, Bompiani, 2018)
Approfondimenti