Il Portico d’Ottavia, all’ingresso del ghetto ebraico di Roma – Crediti: Giulia Zitelli Conti, Isrifar
Che posto stupendo, così pieno di storia. Ma… Guardando per terra ho notato che anche da voi ci sono le pietre d’inciampo in memoria dei deportati nei campi. Qui poi ce ne sono tantissime, perché?
Come avevano fatto anche a Parigi nel 1942…
Sì Jan, e qui i nazisti sono stati agevolati dal censimento degli ebrei conseguente alle Leggi razziali promulgate dal regime fascista.
Che fine hanno fatto queste persone dopo la retata?
1024, tra cui 200 bambini, sono state rastrellate e quindi deportate dalla stazione Tiburtina ad Auschwitz. Una volta arrivati, 823 sono stati mandati subito alle camere a gas. Solo in 16 sono sopravvissuti e tornati a casa.
Ah, lì in alto vedo che c’è una targa commemorativa.
Sì, è stata posta negli anni ’60 e ricorda gli ebrei romani e italiani che morirono nei campi nazisti. È stata intitolata anche una via a quel terribile giorno del 1943.
Il ghetto di Roma
Crediti: Federico Patellani © Archivio Federico Patellani – Regione Lombardia / Museo di Fotografia Contemporanea, Milano-Cinisello Balsamo
La propaganda razziale del regime fascista – avviata sin dal 1936 – ha piena realizzazione nel 1938. In quell’anno si pubblica il cosiddetto “Manifesto degli scienziati razzisti”; nasce la Direzione Generale per la Demografia e la Razza; si avvia il censimento degli ebrei residenti in Italia.
In autunno sono approvate le cosiddette Leggi razziali, un insieme di provvedimenti che sanciscono l’esclusione degli ebrei dalla vita nazionale: espulsione da scuole, enti pubblici e privati; divieto di matrimoni misti e molto altro.
La persecuzione – avviata nell’indifferenza generale della popolazione e senza aperte opposizioni, neanche da parte della Chiesa – ha una svolta drammatica nel 1943: la Repubblica Sociale Italiana sancisce l’arresto sistematico degli ebrei e la confisca dei loro beni, allestisce campi di transito e di concentramento sul suolo italiano. I nazisti, coadiuvati dai fascisti, organizzano i rastrellamenti e le deportazioni.
Oltre 8.000 ebrei sono deportati dall’Italia e dalle zone occupate dagli italiani in Francia e nel Dodecaneso, verso Auschwitz e altri campi di concentramento e sterminio, dove la maggior parte trova la morte.
La consapevolezza della persecuzione e dello sterminio degli ebrei non è stata immediata e ha conosciuto in Italia – così come in Europa – diverse fasi.
Nel primo dopoguerra, lo sterminio degli ebrei non è stata distinta dalla generale violenza della guerra, ed è restato in ombra nel confronto con la lotta partigiana. Solo dalla fine degli anni Cinquanta, la diffusione di opere come Se questo è un uomo di Primo Levi e il processo ad Adolf Eichmann (Gerusalemme 1961) hanno fatto luce sulla Shoah e dato risalto al ruolo del testimone. Le responsabilità italiane sono state però sminuite e giustificate con la guerra; il ricordo delle leggi razziali è stato eluso fino ad anni recenti.
Dagli anni Novanta il ricordo della Shoah è entrato a pieno titolo nell’agenda politico-memoriale europea ed italiana, soprattutto dopo l’istituzione del Giorno della memoria, e il ruolo delle vittime e dei “giusti” ha assunto centralità.
Ma revisionismo e indifferenza persistono e si verificano nuove ondate di antisemitismo, razzismo e xenofobia. Peraltro, la memoria delle altre persecuzioni razziali, come quelle di rom e sinti, rimane ancora carente nel discorso pubblico.
Luoghi di interesse
(Borgo San Dalmazzo, Piemonte)
(Milano, Lombardia)
(Trieste, Friuli-Venezia Giulia)
(Nonantola, Emilia-Romagna)
(Servigliano, Marche)
(Assisi, Umbria)
(Ferramonti di Tarsia, Calabria)
(Venezia, Veneto)
(Ferrara, Emilia-Romagna)
Consigli alla visione/lettura
L’oro di Roma
Film
(Carlo Lizzani, 1961)
Se questo è un uomo
Libro
(Primo Levi, 1947)
La vita è bella
Film
(Roberto Benigni, 1997)
Il giardino dei Finzi Contini
Libro
(Giorgio Bassani, 1962)
Approfondimenti