Campo Imperatore, Gran Sasso – Crediti: Altotemi – CC BY-SA 2.0
Cos’è? una stazione sciistica?
Cosa può essere accaduto in un luogo così isolato?
In questo albergo – allora come oggi sempre affollato di turisti – fu detenuto Mussolini, arrestato dopo la riunione del Gran Consiglio del fascismo del 25 luglio 1943 che lo costrinse alle dimissioni.
Come mai una svolta così radicale?
Scontri interni al partito, l’andamento catastrofico della guerra, nonché la notizia dello sbarco degli Alleati in Sicilia, indussero il re ad affidare il governo al maresciallo Badoglio.
Fu quindi la fine di Mussolini?
No, il 12 settembre 1943, pochi giorni dopo l’annuncio dell’armistizio, scattò l’Operazione Quercia: paracadutisti tedeschi liberarono il duce su ordine diretto di Hitler. Si ricostituì, così, il partito fascista e mentre gli Alleati liberavano il sud, dove si insediava un nuovo governo del re (il Regno del Sud), nel centro e nord Italia Mussolini diede vita alla Repubblica Sociale Italiana nei territori occupati dai tedeschi.
L’albergo di Campo Imperatore nei giorni della liberazione di Benito Mussolini
Crediti: Raniero Pizzi
Una congiura del re Vittorio Emanuele III con alcuni gerarchi fascisti costringe Mussolini alle dimissioni: il 25 luglio 1943 il maresciallo Pietro Badoglio è nominato capo del governo e il duce è imprigionato.
La guerra al fianco dei tedeschi continua, così come la repressione delle manifestazioni popolari, ma Badoglio contemporaneamente opera per stipulare un armistizio con gli angloamericani, reso noto l’8 settembre 1943.
L’Italia è divisa e invasa, l’esercito allo sbando: gli ex alleati tedeschi si trasformano in forza di occupazione in tutto il centro-nord del Paese. Il re e Badoglio lasciano Roma e si rifugiano a Brindisi, dando vita sotto il controllo degli Alleati al Regno del Sud, dove si ricostituiscono i partiti antifascisti. Con la graduale liberazione del Paese dall’occupazione tedesca, il governo si sposta a Salerno nel febbraio 1944.
Mussolini, liberato dai tedeschi, dà vita nell’Italia occupata alla Repubblica Sociale Italiana (RSI), un governo collaborazionista appoggiato da Hitler per contrastare Alleati e partigiani, che si dota di forze armate regolari e di vari corpi di polizia.
Un sovrano che fugge dalla capitale, l’ambigua figura di Pietro Badoglio, i vertici militari che abbandonano un esercito allo sbando, un’intera organizzazione statale che crolla. L’armistizio con gli angloamericani, reso pubblico l’8 settembre 1943, è un punto di svolta cruciale della storia italiana, emblema di esperienze e memorie divise. Tra un Sud progressivamente liberato dagli Alleati e un Nord che subisce una pesante occupazione tedesca, ma dove si sviluppa l’esperienza della Resistenza armata.
Scarsa è nella memoria collettiva la consapevolezza di ciò che avvenne nel Regno del Sud e dei primi sforzi intrapresi per la costruzione della democrazia.
La storia della Repubblica Sociale Italiana (RSI) è stata offuscata, se non cancellata, lasciando spazio alla memoria privata dei reduci, tra vittimismo, nostalgia e risentimento. Una presa di coscienza collettiva delle responsabilità della RSI e della sua condotta repressiva, anche in autonomia dall’occupante tedesco, non può certo dirsi compiuta.
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